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La nostra capacità di spiegare come stiano le cose è potenzialmente illimitata; credere, quindi, non serve a spiegare (anzi può ostacolare lo sforzo di capire sempre di più). Ma accettare positivamente il dato primario di essere al mondo (e che, comunque, il mondo c'è) precede e oltrepassa ogni spiegazione, così come non possiamo mai veramente dimostrare perché riconosciamo giusto agire in un modo piuttosto che in un altro e prendere una parte piuttosto che un'altra circa il nostro destino e il corso degli eventi. Qui intervengono in ultima istanza veri e propri atti di fede, non importa se compiuti in una modalità definita (da noi o dagli altri) "credente" oppure in una modalità definita (da noi o dagli altri) "non credente". E il nostro tempo ne richiede più che mai.